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La via del rum, dove il gusto incontra la storia

  • Immagine del redattore: Stefano
    Stefano
  • 13 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

In Guadalupa, il rum non è solo una bevanda: è memoria liquida, è storia, è identità.

Tutto comincia nei campi di canna da zucchero, arrivata qui più di tre secoli fa… insieme alla colonizzazione, alla schiavitù, al dolore.

Ma da questa terra, che ha conosciuto l’ombra e la luce, è nato un sapere antico: quello della distillazione del rum, che oggi racconta la rinascita di un popolo e la sua cultura.

La “via del rum” attraversa undici distillerie, antichi zuccherifici, dimore coloniali e paesaggi mozzafiato. È un viaggio tra aromi intensi, tradizioni familiari e luoghi che parlano.

In questo podcast vi portiamo nel cuore della Guadalupa, dove ogni goccia di rum ha qualcosa da raccontare.

La storia della Guadalupa è strettamente legata alla coltivazione della canna da zucchero, pianta importata nei Caraibi oltre 3 secoli fa, quando i francesi, nel 1635, colonizzarono l’arcipelago.

La canna da zucchero è originaria dell'Asia, scoperta dagli europei nel Medioevo grazie ai floridi scambi commerciali che quest’ultimi avevano con il mondo arabo, dopo che quest’ultimi s’insediarono nel bacino del Mediterraneo.

Con la scoperta delle Americhe, questa pianta, particolarmente idonea ai climi caldi, fu esportata nel nuovo continente dando vita a numerosissime coltivazioni.

La storia racconta che il primo rum fu prodotto nel 1664 da Padre Labat. Inizialmente venne ritenuto un alcol di scarsa qualità, consumato soltanto da pirati e contrabbandieri, e distribuito come extra guadagno agli schiavi; secoli dopo invece, con il miglioramento delle modalità di produzione e la costituzione di numerose distillerie, venne utilizzato per sostenere il morale delle truppe impegnate nel primo conflitto mondiale.

Tra il XVIII ed il XIX secolo, alla Guadalupa le piantagioni di canna da zucchero s’intensificarono, creando una vera e propria industria dello zucchero, incrementandone, allo stesso tempo, l’esportazione verso l’Europa.

Questa crescente domanda verso il vecchio continente richiese però un aumento della mano d’opera, favorendo per almeno due secoli il fenomeno della tratta degli schiavi africani, la cui fine venne finalmente sancita da Victor Schoelcher con il decreto del 27 aprile del 1848.

Negli oltre due secoli di schiavitù, l’intero arcipelago caraibico, attualmente territorio d’Oltremare francese, è custode di siti di particolare interesse storico che fanno della Guadalupa un’eccellenza attrazione turistica.

Alla Guadalupa, la maggior parte delle coltivazioni di canna da zucchero si trovano nelle pianure di Basse-Terre e nel nord di Grande-Terre, e sull’isola di Marie-Galante, per un totale di undici distillerie di rum, tutte a conduzione familiare ed aperte ai visitatori con tour “ad hoc” durante i quali vengono mostrate le coltivazioni, gli impianti, e rese note le fasi e le modalità della produzione di questa rinomata bevanda alcolica.

Otto sono le distillerie presenti sulle isole di Basse-Terre e Grande-Terre. Su Basse-Terre ricordiamo la Bologne nella città di Basse-Terre, la Montebello a Petit-Bourg; la Papa Rouyo a Goyave; Longueteau a Capesterre-Belle Eau; Domaine de Séverin, Bonne Mère e Reimonenq, sede quest’ultima anche del museo del rum, a Sainte-Rose, e infine la Damoiseau a Le Moule su Grande-Terre. ​ Tre invece le distillerie presenti sull’isola di Marie-Galante: Bellevue a Capesterre; Bielle e Poisson-Père Labat a Grand-Bourg.


 
 
 

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Il piacere di raccontare le bellezze di un arcipelago caraibico dalle mille sfaccettature dove spiagge magnifiche, una natura lussureggiante, paesaggi mozzafiato e una storia millenaria, fanno della Guadalupa un paradiso tropicale da scoprire e vivere armonicamente a stretto contatto con la verve di un popolo dalle chiare origini creole.

Stefano di Enjoy Guadalupa

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