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Diario di viaggio 2022

21 gennaio

Video

Ecomuseo Murat - Marie-Galante
Ecomuseo  Murat - Marie-Galante

Abitazione Murat

Distilleria Père Labat - Marie-Galante

Distilleria Poisson-Père Labat  

Ansa Moustique - Marie-Galante

Ansa Moustique

21  gennaio 2022

Marie-Galante, tra storia, distillerie e spiagge favolose

 

Seconda bellissima giornata sull’isola di Marie-Galante. Vissuta all’insegna della storia, delle aziende legate alla produzione del rum e delle belle spiagge. La serata mi ha riservato un finale che mai mi sarei aspettato di dover vivere.

Ma andiamo per ordine.

Le prime tre tappe del mattino sono state l’abitazione Murat, la Roussel-Trianon e il sito della “Slave Route”, Mare au Punch.

Ammirare dal vivo le testimonianze di questi siti perfettamente conservati e apprendere la loro storia dai tanti cartelli informativi posti nelle immediate vicinanze dei principali ruderi, è stata un’emozione incredibile.

A ospitare questi monumenti dal fascino indescrivibile è la cittadina di Grand-Bourg, il principale centro di Marie-Galante, che ho raggiunto in poco meno di dieci minuti, percorrendo la litoranea est dell’isola.

Il primo sito che ho visitato è stato il complesso Murat. 

Oggi sede dell’ecomuseo di Marie-Galante, rappresenta una delle più importanti testimonianze storiche del passato schiavistico dell’isola.

Risalente al 1600, la proprietà contava la presenza di una decina di edifici, le case degli schiavi, i due mulini e la Maison de Maître, un palazzo signorile ‒ costruito nel 1800 dagli inglesi ‒ per ospitare i guardiani delle piantagioni di canna da zucchero.

Seppur il complesso fosse chiuso in ragione delle misure cautelative locali al COVID, la fortuna ha voluto che in quel momento fosse presente un impiegato che, su mia cortese richiesta, mi ha concesso la facoltà di visitare velocemente soltanto l’area esterna e non il palazzo con i suoi tesori.

Ringraziandolo per la gentile concessione, ho quindi iniziato il mio tour all’interno dell’area.

Durante il giro è stato interessante ammirare i resti del mulino, dello zuccherificio, i macchinari di lavoro al tempo utilizzati, ormai arrugginiti, e le macerie di quelle che dovevano essere le fondamenta delle case degli schiavi.

Nel 1979 il Consiglio Generale della Guadalupa decise di valorizzarlo.

Oggi è un ecomuseo delle Arti e Tradizioni Popolari che riunisce in poche centinaia di metri quadrati tre secoli di storia dedicati alla lavorazione dello zucchero.

In sintesi, un sito ricco di fascino al pari dell’abitazione Roussel-Trianon, già oggetto di visita nel mio primo viaggio a Marie-Galante nel 2020.

Lo zuccherificio di Roussel-Trianon si colloca all’interno di una grande area adagiata su un tappeto d’erba verde molto curato.

Dai cartelli informativi apprendo che la struttura, nel periodo 1720-1740, fu di proprietà di Nicola Bonhomme, un creolo di Marie-Galante, successivamente della famiglia Fossecave, e prima di passare definitivamente nelle mani di Roussel-Trianon, appartenne a Botreau-Roussel.

Si narra altresì che il mulino, fatto ergere da Trianon, sarebbe uno dei più belli dell’intera isola, e ciò grazie anche alla sua maestosa solidità, eretto con tecniche di costruzione e tecnologie di funzionamento innovative per quei tempi.

In sintesi, una meraviglia architettonica unica nel suo genere.

Anche qui, molti i resti ben tenuti delle infrastrutture un tempo utilizzate per la produzione dello zucchero.

Al suo interno è possibile visitare Les. Ècuries, ovvero le stalle, la Maison de Maître, i mulini, l’abbeveratoio degli animali e, anche qui, i resti di cisterne e parti meccaniche arrugginite.

La visita di entrambi i siti credo che sia stata tra le più belle fatte sino a ora, almeno sotto il profilo storico.

Ma su questa isola è presente un’altra testimonianza storica legata a un avvenimento violento accaduto nell’anno 1849.

Sto parlando del “La Mare au Punch”, sito, come anche l’abitazione Murat, inserito dal Consiglio della Guadalupa, tra i diciotto della “Slave Route”.

La storia racconta che, in un’area dell’attuale Grand-Bourg esisteva la fabbrica “Pirogue” destinata alla produzione dello zucchero e del rum.

La popolazione di colore, appena liberata dalla schiavitù, per effetto di brogli elettorali perpetrati dai bianchi nei loro confronti, alimentarono una rivolta contro le milizie che però portarono la morte di molti manifestanti di colore.

La reazione di questi ultimi non si fece attendere al punto di gettare in uno stagno adiacente alla piantagione l’intera produzione di rum, creando un gigantesco Punch.

In ricordo di questo avvenimento, nelle vicinanze delle vestigia, è stata eretta una stele in memoria dei caduti.

Questa testimonianza storica, presente lungo una strada comunale dell’isola, ancora oggi conserva una enorme fossa colma d’acqua, probabilmente scavata nel terreno con lo scopo di mantenere viva la storia del sito, sul quale è stato eretto un ponticello dal quale è possibile ammirare l’intera struttura.

Sul lato opposto della careggiata, tra cespugli e piante varie, sono invece custoditi i resti arrugginiti di parti dei macchinari dello zuccherificio e una abitazione diroccata in buona parte coperta da una folta vegetazione.

Completato il tris legato alla storia, mi sono dedicato alla visita delle due distillerie presenti nel programma odierno: la Poisson-Père Labat e la Bielle.

La Poisson-Père Labat era una fabbrica di zucchero fondata nel 1860 dalla famiglia Poisson; nel 1916 fu trasformata in una distilleria da Edouard Rameau.

Questi  aggiunse un motore a vapore e un alambicco di rame e battezzò il suo Rum sotto il noto nome di “Padre Labat”, in memoria di un missionario francese insediatosi sull’isola alla fine del XVII secolo.

Oggi l’azienda continua a produrre il rum; i suoi impianti sono aperti al pubblico tanto che ne ho approfittato per farmi un giro all’interno della fabbrica dove è possibile osservare i macchinari alcune vecchie strutture in muratura, attrezzature e vecchi ingranaggi utilizzati come ornamento all’antistante emporio e ristorantino.

Completato il tour alla distilleria Poisson-Père Labat, mi sono spostato alla Bielle.

Giunto sul posto, la sensazione è stata che l’impianto fosse chiuso.

Nessuno a lavorarci, il punto vendita serrato, sembrava che l’azienda avesse chiuso i battenti.

Dal mio approfondimento fatto mesi prima, la storia di questa distilleria raccontava che nel 1769 la famiglia Bielle disponeva di una piantagione di caffè trasformata nel 1826 dagli eredi Nicolas e Maximilien Bielle, in uno zuccherificio.

Dal 1847 al 1868 l’azienda venne rilevata a un’asta da Messieurs Espanet che la mantenne sino al 1882.

Nel 1923 lo zuccherificio passò nelle mani di Georges Bazile, portando nel 1940 la produzione a 130 hl di alcol puro, ovvero 26mila litri di rum al 50% vol.

Nel 1955, con l’acquisizione della proprietà da parte di Paul Rameau, la produzione di rum agricolo è passata a 3mila hl di alcol puro, ovvero poco più di 495mila litri di rum al 59% vol.

Nonostante non ci fosse nessuno, ne ho comunque approfittato per farmi un giro e fotografare parte degli impianti, almeno quelli accessibili.

Come per la precedente, all’interno del capannone si poteva osservare la magnificenza dei macchinari e alcune antiche attrezzature e vasche.

Purtroppo, la mancanza di una guida non mi ha consentito di approfondire la conoscenza di entrambe le distillerie visitate.

Chiuso anche il capitolo distillerie, la pausa pranzo è stata d’obbligo.

Quale migliore luogo se non su una delle tre spiagge di St. Louis?

Prima ho però fatto tappa in questo piccolissimo, ma raccolto, borgo di Marie-Galante, porto d’arrivo e partenza per Les Saintes e Grande-Terre, per ammirare la palazzina del Comune, davanti al quale è posto il monumento dedicato ai caduti della Prima guerra Mondiale, qualche negozio e la lunghissima e meravigliosa spiaggia de la Folle Anse, sulla quale ho consumato il pranzo e schiacciato un pisolino.

Un’oretta di siesta e ho ripreso il cammino verso il nord dell’isola, fermandomi a visitare due magnifiche spiagge da sogno: l’ansa Mays e l’ansa Moustique.

Poste sul versante ovest di Marie-Galante queste anse, al riparo del forte vento che spirava nella parte sud dell’isola, la loro scoperta è stata un vero colpo di fulmine.

I colori azzurro pastello del mare della prima si contrapponevano a quelli verde smeraldo della seconda, ancora più tranquilla in quanto posta all’interno di una piccola insenatura.

In sintesi, due spiagge bellissime, frequentate da pochi bagnanti, come del resto ho potuto notare in questi giorni sull’intera isola, due lidi che sanno offrire sensazioni di assoluta libertà e appagamento, le stesse sensazioni che questa meravigliosa esperienza alla Guadalupa, sino a oggi, ha saputo regalarmi.

Completate anche queste due escursioni, ho fatto ritorno alla mia abitazione, e come ormai è consuetudine in questo mio viaggio, dopo essermi rifocillato e ritemprato con una doccia non molto calda, anzi, direi freddina, mi sono messo al lavoro, riordinando appunti e relativo materiale fotografico e video.

Mentre ero intento a scrivere, dal vicino alloggio ho sentito una conversazione in italiano. Mi sono fermato un attimo per mettere a fuoco la situazione e ciò che ho ascoltato era proprio la voce di un connazionale che parlava con una signora anch’essa italiana.

Sono uscito nel giardino e, incuriosito, mi sono affacciato nel giardino della loro abitazione per salutarli.

Chiaramente, come accade in questi casi, noi italiani sappiamo essere molto cordiali, soprattutto se ci incontra su di un’isola un po’ sperduta come è Marie-Galante, fuori dalle principali rotte turistiche alle quali noi italiani siamo abituati.

Ho avviato quindi una conversazione con il signore e appreso di avere molte cose che ci univano.

Tra tutte la passione dello sport, al punto di scoprire che avevamo un amico comune risalente, addirittura, ai primi anni ’80, quando praticavamo nuoto, e l’amore per questa isola.

Quest’ultimo argomento ci ha quindi portato a capire le ragioni di tale interesse per Marie-Galante.

Io l’ho giustificata con il piacere dei viaggi alla scoperta di terre poco frequentate dai turisti, ricche di storia e bei paesaggi naturali, lui invece per scelta di vita.

La sua presenza ormai stabile da molti anni sull’isola con la famiglia è legata alla passione del kitesurf, disciplina sportiva molto praticata dai francesi sulla spiaggia della Feuillère, che Giuseppe, questo il suo nome, da tempo promuove e insegna ai ragazzi di Marie-Galante.

Continuando con la conversazione, ho appreso che sull’isola vivono circa quaranta italiani, una percentuale discreta rispetto ai circa 12mila abitanti presenti a Marie-Galante, e tutti ben inseriti in vari contesti lavorativi.

Insomma, quest’incontro inaspettato è stato veramente piacevole, tanto che più tardi mi sono precipitato a informare il nostro amico comune.  

 

Chiudo questo capitolo del mio diario di viaggio anche perché tra poco mi aspettano i fornelli per prepararmi una gustosa cenetta che da menù prevede un bel piatto di spaghetti con pesto portato dall’Italia, una ricca insalata di pomodori e centrioli acquistati stamani nel vicino alimentari, il tutto condito con il nostro olio extravergine d’oliva e una fresca birretta locale.

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