I tesori della Guadalupa - La scalinata e la prigione degli schiavi
- Stefano
- 16 ago
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Aggiornamento: 5 giorni fa
Il viaggio dedicato alla scoperta dei “Tesori della Guadalupa” oggi fa tappa sull’isola di Grande-Terre per scoprire due siti storici che parlano al cuore.
Ci troviamo a Petit-Canal, piccolo, ma importante comune di poco più di 8000 abitanti, in quanto testimone di uno dei capitoli più toccanti della storia coloniale delle Antille francesi.
Cammineremo lungo i gradini della memoria, tra pietra e silenzio, tra schiavitù e resistenza. Petit-Canal non è solo una tappa: è un invito alla riflessione.
Petit-Canal, conosciuta nel XVII secolo come Mancenillier, prende il nome da un albero la cui linfa è tossica e che abbondava in alcune zone del territorio.
Nel 1730, l’attuale Petit-Canal fu chiamata semplicemente Canal, per poi assumere il nome attuale venti anni dopo.
La denominazione di "Canal" le fu attribuita in seguito alla realizzazione di un canale, tristemente utilizzato dalle imbarcazioni per il trasporto degli schiavi dal porto di Canal all’odierna Morne-à-l’Eau.
A causa di questo legame storico con la deportazione e la vendita degli schiavi africani, il tour a Petit-Canal si concentra su due siti che ricordano l'oscuro passato della Guadalupa: la scalinata e la prigione degli schiavi.
Oggi, a testimoniare quella pagina dolorosa, si erge una scalinata monumentale di 54 gradini, chiamata comunemente l'escalier des esclaves — la scalinata degli schiavi.
A circa un chilometro dal centro città, in meno di quindici minuti a piedi percorrendo Rue de l'Église, si giunge alla scalinata degli schiavi.
Ogni scalino racconta una storia muta: è stato percorso a piedi nudi da uomini e donne strappati alla loro terra, carichi di catene e di speranze spezzate.
La visita è un'opportunità per riflettere sulle atrocità della schiavitù e sulla storia di Guadalupa, un luogo dove passato e memoria storica si intrecciano.
Ricostruita dopo il 1848, questa scalinata era percorsa dagli schiavi, una volta sbarcati dall’adiacente molo, per essere condotti ai mercati.
Su ogni muretto della scalinata sono posizionate targhe con i nomi delle tribù africane deportate.
Ai suoi piedi si trova il monumento della Fiamma Eterna allo Schiavo Ignoto, con accanto il busto di Louis Dèlgres, famoso per la sua lotta contro la schiavitù nei primi anni dell’Ottocento.
Inaugurato il 28 maggio 1994, la Fiamma Eterna è rappresentata da una fiaccola che custodisce, secondo gli storici, le fruste di quaranta padroni, usate sugli schiavi dopo l’abolizione della schiavitù.
In cima alla scalinata sorge la chiesa di Saint-Philippe-et-Saint-Jacques, distrutta dal terremoto del 1928 e ricostruita nel 1865 dal noto architetto locale Ali Tur.
Frontalmente alla chiesa si trova il monumento più antico della Guadalupa, il “Tronco delle Anime”.
Questo monumento rappresenta il Memoriale della Schiavitù, con la scritta “Libertà – 1848” che segna la data dell’abolizione definitiva della schiavitù, avvenuta il 27 aprile di quell’anno grazie al decreto di Victor Schoelcher, importante difensore dei diritti umani.
Poco distante dalla scalinata, in circa due minuti a piedi, si trova un altro importante sito storico: la famosa prigione degli schiavi, ormai in rovina, all’interno della quale sono cresciuti secolari alberi di fico.
Tra i vari luoghi di interesse, quello che merita particolare attenzione è il “fico maledetto”, legato a una leggenda secondo cui gli schiavi, nel costruire la prigione, piantarono semi di fico con l'intento di favorire, nel tempo, la naturale distruzione dell’edificio.
Nel corso dei secoli, infatti, i suoi rami e le enormi radici hanno avvolto i muri della prigione, rendendolo un luogo che evoca inevitabilmente un senso di tristezza e dolore, poiché rappresenta un simbolo delle sofferenze subite dagli schiavi africani deportati in questa terra.
Petit-Canal ci ricorda che non esistono luoghi troppo piccoli per ospitare grandi memorie.
Camminare su quei gradini è come attraversare il tempo: ci insegna a guardare al passato senza distogliere lo sguardo, per costruire un futuro più consapevole.

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